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tales of a travelling life

Metti una sera pianissimo in Menfishire

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Metti una sera di lunedì, di quelle che se fossimo in pieno inverno ci girerebbe un po’ male. Invece è un lunedì di mezz’agosto, una sera di quelle che vorremmo ce ne fossero trecentosessantacinque l’anno.
Metti un venticello tiepido, a due passi da un mare talmente blu da meritare per diciassette anni di fila il riconoscimento “Bandiera Blu d’Europa”; una giovane e simpatica vigneron, la sua cantina nelle campagne del Menfishire, Valle del Belice, e le sue bottiglie di vino bianco, rosè e rosso adagiate al fresco in un catino ricavato da una vecchia botte; un pulmino bianco vintage, ma in realtà un po’ scassato, stipato di tanti libri; un giovane e apparentemente strambo scrittore con i fogli volanti del suo libro ancora da scrivere poggiati sulle ginocchia e la sua chitarrina blues che orgogliosamente chiama cigar box, così la costruivano i bluesman del Mississipi, ci spiega, con una scatola di sigari vuota, e un pezzo di legno dove stendere le corde; poi c’è Iano Bongiorno, il protagonista delle pagine in divenire e infine il folto pubblico di spettatori di età varia, compresa tra i sei e i sessant’anni e anche oltre.
Eh già, una serata ricca, una storia piena di protagonisti, una di quelle che potrebbe essere difficile raccontare, ma che vale la pena tentare di farlo.

La luna piena, che poi scopro che ancora piena non è, sovrintende da lassù e immagino sorrida alla lettura delle imprese oltremanica di Vittorio e Iano Bongiorno, benevola e forse un po’ invidiosa mentre noi sorseggiamo di gusto La Bambina, il nero d’avola vinificato rosato che Marilena Barbera, la nostra ospite, ha deciso di produrre testarda e volitiva per dimostrare che le donne possono tutto. In effetti, Marilena può tutto e detto fatto, ha messo insieme i protagonisti della serata in meno di dieci giorni.
E’ tesa. Come sempre, se prima non vi vedo tutti seduti e con un bicchiere in mano, l’ansia non mi passa, dice mentre si accende una Gauloises gialla. E intanto, gira come una trottola e saluta tutti.

Vittorio, un po’ timido e un po’ scanzonato, lo avevamo già incontrato l’anno scorso, sempre alle Cantine Barbera, per la presentazione del suo libro “Il Duka in Sicilia”: Duke Ellington, uomo bellissimo ed elegantissimo, il dio del jazz che il 17 luglio 1970 avrebbe dovuto suonare a Jato.
La sua presenza è pressoché una certezza anche se il libro è un non libro, proprio non c’è e non c’è ancora neanche un editore. Questo è un esperimento, così come lo definisce Vittorio, solo che ben presto l’esperimento si rivela una performance vera e propria: gli appunti prendono forma in dialoghi e descrizioni, le note stirate e struggenti escono dalla cigar box, il suo smartphone inframezza brani jazz e musiche di film e spezzoni di documentari. Vittorio teme di cassariarsi, di confondersi. Tutto fila liscio e ci racconta del suo viaggio a Nuova York alla ricerca della vera storia di Iano Bongiorno, pugile, bluesman e parente scapestrato. La trama c’è, la storia sembra avvincente e Vittorio la racconta con quel suo stile colloquiale intercalato da modi di dire tipicamente siciliani, speriamo che il libro veda la luce.

Se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto. A bordo di un pulmino Fiat 850 T d’epoca e lentissimo, girano in Sicilia, di strada in strada e di piazza in piazza, circa trecento libri di trentuno editori indipendenti. Dal 9 agosto tutti ne parlano, tutti ne scrivono pertanto, il progetto lo lascio raccontare a Filippo, Serena, Mauro e Maura e ai divertenti resoconti di viaggio pubblicati sul loro http://www.pianissimolibrisullastrada.it.
Il pulmino, che loro chiamano furgone, è parcheggiato sul terrazzo della cantina e non mi spiego come caspita abbiano fatto a posizionarlo lì. I libri sono accanto in bella mostra, adagiati su un tavolo.
Lo cerco e subito lo trovo: l’Artista di Gabriele Romagnoli, sapevo che il libro viaggiava con loro, e poi volevo dare il mio contributo.
Dopo nove ore di viaggio da Palazzolo Acreide a Menfi a trentacinque chilometri, dicasi trentacinque chilometri l’ora e senza aria condizionata, in pieno agosto e in Sicilia, Mauro, Maura e Serena distribuiscono sorrisi e informazioni, un libro in una mano e un bicchiere di vino nell’altra. Sono giovani, simpatici e vestiti per bene. Poi arriva Filippo, gli occhi vispi e il viso incorniciato da capelli mossi e scompigliati, baffetti impertinenti, disinvoltamente trasandato che fa tanto dandy 2.0, il tipo al quale Oscar Wilde avrebbe dedicato almeno una ballata, una faccia da moderno moschettiere, quell’aria guascona, da bricconcello sfacciato, eppur colto e sensibile. Insomma, uno di quelli inconsapevolmente e potenzialmente sciupafemmine.

Il reading, si dice così che fa tanto fashion, di Vittorio è appena terminato e la luna a me sembra ancora piena, sarà l’effetto de La Bambina. Me ne verso un altro po’ e osservo la gente, rilassata e soddisfatta con il bicchiere in mano, avvicinarsi al pulmino un pò scassato e ricco di poesia e di speranza, scambiando due chiacchere tra loro, con Vittorio e Filippo e i ragazzi di Pianissimo, libri sulla strada.
Arrivano olive, formaggio, pizze, focacce e frutta per lo spuntino di mezzanotte. Il vino sembra non finire mai, riempie i bicchieri e rinfresca lo spirito. Arriva la bontà di casa Barbera, direttamente dalle mani abili di Nina, la mamma di Marilena: il riso nero con cioccolato e canditi e un non so ché di gelsomino, innaffiato dall’Albamarina, il passito Sicilia doc da uve catarratto, nettare dorato intenso e persistente. Intrigante in bocca, con la sua fresca sapidità sciacqua la dolcezza araba del riso.
Marilena è contenta. Sto morendo dalla fame, dice. Sei come la sposa che il giorno del matrimonio non mangia, rispondo.
Il giorno dopo ha postato su Facebook le foto de La Bambina vendemmia 2013. Marilena è troppo social.
Il suo “Domani riposo” sarà durato giusto qualche ora.

La serata è trascorsa pianissimo in Menfishire. Pianissimo è il giusto tempo per gustare, ascoltare, parlare.
E amare.

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